Nato a Catania il 2 settembre 1840 e morto nella sua città natale il 27 gennaio 1922, nella sua lunga esistenza è stato testimone della vita politica, culturale e sociale dell’Italia (dall’impresa dei Mille fino alla Grande Guerra). Caposcuola del verismo, ha altresì attraversato le correnti e i generi testuali fondanti della letteratura otto-novecentesca, dai giovanili romanzi storici sino al dramma e romanzo sociale Dal tuo al mio, per poi chiudersi in un lungo silenzio letterario. La sua opera è stata una lezione di autentico, essenziale “realismo”, nell’interpretazione e rappresentazione della realtà, narrata soprattutto “da lontano”, e con linguaggio e colori sempre diversi ma sempre “inerenti al soggetto”.
Le sue narrazioni e i suoi drammi testimoniano uno sperimentalismo che continua a suscitare domande di senso. Autore classico e moderno, “maestro” dei confratelli veristi, italiano di Sicilia proiettato sempre su orizzonti nazionali ed europei, uomo radicalmente fedele a se stesso, e, scrittore antiletterario per eccellenza, merita una rilettura organica nel quadro del realismo europeo ed extraeuropeo. Il centenario della morte è l’occasione per studiare ancora Verga e risentirne la voce tra noi.